Muoversi 4 2022
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LE VIE TORTUOSE DI OBBLIGHI E DIVIETI

LE VIE TORTUOSE DI OBBLIGHI E DIVIETI

di Marco D’Aloisi

Marco D'Aloisi

Direttore di Muoversi

La nuova e chiara maggioranza uscita dalle recenti elezioni dovrebbe in qualche modo garantire la stabilità di governo e di azione legislativa che è mancata negli ultimi anni. Se non altro perché si è presentata unita a differenza degli altri partiti o coalizioni
(si veda l’articolo di Massimiliano Giannocco a pag. 6). Una nuova maggioranza e un nuovo Governo che dovranno farsi carico di problemi non certo di facile soluzione, peraltro in un quadro economico profondamente mutato e deteriorato rispetto al recente passato, dovuto in larga parte all’esplodere dei costi dell’energia.

Più volte da queste pagine abbiamo richiamato l’attenzione sui rischi che stavamo correndo trascurando i temi legati alla sicurezza energetica e considerando l’energia come qualcosa di cui non preoccuparsi più, tanto ne avremmo sempre avuta e a basso prezzo. Abbiamo visto che non è più così e probabilmente non lo sarà più e tutti saremo chiamati, per obbligo o scelta, a cambiare in qualche misura le nostre abitudini.

Abbiamo commissionato una ricerca alla società Quorum per cercare di capire quali sono i driver che orientano le scelte dei cittadini e fino a che punto, e per quanto tempo, sono disposti a modificare i propri comportamenti

Abbiamo perciò pensato di commissionare una ricerca alla società Quorum per cercare di capire quali sono i driver che orientano le scelte dei cittadini e fino a che punto, e per quanto, sono disposti a modificare i propri comportamenti sulla via della transizione energetica. Un’analisi, che gli autori presentano nelle pagine successive, da cui emergono alcune utili indicazioni per governare i processi di cambiamento che devono accompagnare la transizione energetica.

Capire quali cambiamenti i cittadini si sentono pronti ad affrontare e quali direzioni dichiarano oggi di poter meglio condividere ha, di fatto, un valore strategico perché dall’accettazione o meno delle iniziative intraprese dipende in larga parte il successo della sfida ambientale. 

Ciò che ci interessava maggiormente approfondire erano le modalità con cui le persone si relazionano ai cambiamenti necessari e come immaginano di poter più facilmente assumere nuove abitudini. Di fronte a scelte normative sia a livello europeo che nazionale sinora fortemente orientate a definire obblighi per i cittadini, e alla convinzione che gli obblighi riescano a incidere soltanto in un breve periodo e sotto la spinta di condizioni d’emergenza, ci siamo chiesti quali fossero le altre possibilità.

Da questo punto di vista, dalla ricerca emerge il ruolo dell’incentivo economico quale principale strumento che i cittadini vedono per essere invogliati a comportarsi nel modo atteso, mentre solo una quota minoritaria punterebbe su disincentivi come, ad esempio, l’introduzione di nuove tasse.

Insomma, provando a dare una lettura semplice e diretta, di fronte alle complesse sfide della transizione solo un quarto degli intervistati è convinto che gli obblighi possano essere uno strumento, mentre la maggioranza chiede che le Istituzioni lavorino per rendere tale sfida più semplice e meno onerosa possibile per persone e famiglie. Prevale anche la convinzione che sono problemi che travalicano i confini nazionali, da affrontare a livello globale, e quasi la metà degli intervistati ha comunque scarsa fiducia nella possibilità di “difendere l’ambiente” attraverso l’introduzione di obblighi imposti per legge.

Emerge pertanto un dualismo tra importanza sentita e condivisa degli obiettivi della transizione e una preoccupazione per i cambiamenti di atteggiamento e di comportamento necessari.  Preoccupazione che diventa domanda sociale e politica di soluzioni accessibili e praticabili, certamente resa più urgente dalla crisi in atto e dall’aumento dei costi dell’energia che ciascuna famiglia e impresa sta vivendo concretamente sulla propria pelle. Non possiamo trascurare queste aspettative. Occorre che si lavori insieme per rendere la vita delle persone (e delle imprese) allo stesso tempo più semplice, meno costosa e più sostenibile nel necessario percorso di decarbonizzazione. Ci uniamo agli intervistati per trasformare le loro risposte in un appello, che vede sulle stesse posizioni cittadini, famiglie e filiere produttive: un appello al nuovo Parlamento e al nuovo Governo per essere più aperti al confronto, più concreti, più efficaci, dismettendo visioni ideologiche e facendo prevalere un’attitudine scientifica e più responsabile, contribuendo così anche al miglioramento della qualità del dibattito e dell’informazione.

Gli italiani appaiono pronti a condividere un cambiamento di abitudini ma senza obblighi o ricadute insostenibili dal lato comportamentale ed economico. La strada degli obblighi e della rigidità appare quindi molto più tortuosa e inefficace di quanto si potrebbe superficialmente pensare.

Del resto, dalla ricerca risulta evidente come ci sia un deficit di informazione.  I due terzi degli intervistati trova infatti che l’informazione su ambiente, energia e mobilità sia abbastanza o completamente inadeguata e ideologica: un giudizio talmente critico che dovrebbe indurre a qualche riflessione.

Un giudizio tanto più marcato quando ci si allontana da un livello più generalista fatto di soli titoli e si va verso ambiti su cui occorre maggiore approfondimento come, ad esempio, i fondamenti del divieto o, ancora, le alternative possibili, che spesso istituzioni e media negano, ma che sviluppo e ricerca industriale presentano invece come non solo possibili, ma promettenti.

Circa il 78% degli intervistati è infatti al corrente delle misure europee che vieteranno dal 2035 la vendita di auto a benzina o diesel, ma circa il 60% ha scarsa conoscenza sulle possibili alternative. Ecco allora che, portati a riflettere e approfondire, circa l’88% degli intervistati sarebbe d’accordo nel proseguire la ricerca su prodotti come i low carbon fuels così che possano concorrere insieme all’elettrico alla decarbonizzazione dei trasporti, ampliando le alternative possibili e senza l’imposizione di obblighi rigidi.

È la stessa posizione di molti osservatori e commentatori esperti, come di tutta la filiera automotive e dei carburanti, che pur avendo fatto propria la sfida della decarbonizzazione, senza tentennamenti, vorrebbero vedere stimolato ogni investimento in ricerca e sviluppo che possa contribuire a raggiungere l’obiettivo.

In sintesi, le persone appaiono pronte a condividere un cambiamento di abitudini che riguardi diversi ambiti, ma senza obblighi o ricadute insostenibili dal lato comportamentale ed economico. La strada degli obblighi e della rigidità appare quindi molto più tortuosa e inefficace di quanto si potrebbe superficialmente pensare. E l’opinione pubblica, se coinvolta in flussi informativi e dibattiti seri, responsabili e fondati sulla scienza, appare molto più pronta a condividere percorsi innovativi probabilmente con maggiori possibilità di successo.

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